Il Partito Socialista guadagna voti e resta il primo partito con 123 seggi. Qui dicono che i socialisti hanno vinto. Ma sono ancora succubi di una mentalità bipartitista, un tempo chi arrivava primo aveva la maggioranza e poteva governare. Ma, come succede già da alcuni anni, nonostante la vittoria, non c’è nessuna garanzia di governare, senza prima accordarsi con altre formazioni. Le altre due grandi novità di queste elezioni sono l’entrata trionfale dell’estrema destra fascista di Vox, con ben 24 deputati, da un lato, e la schiacciante vittoria di Esquerra Republicana in Catalunya che potrà portare ben 15 deputati al congresso di Madrid.
Ma facciamo i numeri di una partecipazione particolarmente alta, del 75,75%
Congresso dei deputati:
PSOE 123 seggi
PP 66 seggi
Ciutadanos 57 seggi
Podemos 42 seggi
Vox 24 seggi
Esquerra Republicana da Catalunya 15 seggi
Junts per Catalunya 7 seggi
Partito Nacionalista Basco 6 seggi
EH Bildu 4 seggi
Coalicción Canaria 2 seggi
Navarra + 2 seggi
Compromis 1 seggio
Senato:
PSOE 121 seggi
PP 56 seggi
Esquerra Republicana 11 seggi
Partito nacionalista basco 9 seggi
Ciutadanos 4 seggi
Navarra + 2 seggi
Junts per Catalunya 2 seggi
EH Bildu 1 seggio
Insomma, la situazione sembrerebbe complicata. Pedro Sámchez potrebbe formare un governo se accetta 1) governare con Podemos e non in solitario come chiede Pablo Iglesias 2) farlo con i voti dell’indipendentismo catalano e basco, ma a cui questa volta dovrà dare risposte concrete…. Senza queste due condizioni, non otterrà la maggioranza.
Poi c’è la possibilità di un’alleanza tra i socialisti e Ciutadanos. Per come si è svolto l’ultimo anno e mezzo, per come si è svolta la campagna elettorale, sembrerebbe impossibile. Ancora risuona l’eco della campagna in cui Albert Rivera ripeteva all’infinito “Mai con Sánchez! Mai con i socialisti”…
Però, però…. Ci sono molti poteri forti che vorrebbero che si concretizzasse questa alleanza. Un partito socialista, che di socialista e operaio ha ben poco ormai, alleato con un partito di stampo liberista (anche se centralista, curiosa contraddizione), sarebbe ben visto dalla Deutsche Bank o dalla JP Morgan. Sarebbe il governo perfetto per seguire le indicazioni della UE e del Fondo Monetario, e sopratutto non avrebbe bisogno di altri alleati, soli avrebbero la maggioranza assoluta.
Peccato che in mezzo ci sia la Catalunya… Forse, dopo municipali ed europee, a maggio, quando lo scacchiere sarà ancora più definito, quelli di Ciutadanos troveranno la formula per fare un passo indietro ed allearsi con i socialisti, rendendo finalmente felici “i mercati”…
Nell’analisi di queste elezioni, vanno valutati una serie di fattori. Il primo è l’entrata trionfale dei fascisti di Vox, già salutati con affetto dal ministro degli interni italiano, Matteo Salvini (adesso vediamo chi continua a dire che la Lega è alleata dell’indipendentismo!). Hanno ottenuto rappresentanza in quasi tutte le comunità autonome. Un seggio lo hanno ottenuto anche in Catalunya! A molto gli è servito essere parte civile nei processi contro l’indipendentismo. Inutile presenza, se si osserva il loro contributo agli atti processuali, ma ottima invece per il riscontro elettorale. Sei i socialisti non riuscissero a sbloccare lo stallo, e si dovesse tornare ad elezioni, facile che possano ulteriormente aumentare la rappresentanza.
L’altra novità a destra, è lo scioglimento come neve al sole del Partido Popular. Rimane secondo partito, però perde più di metà dei suoi deputati, in Catalunya ne ottiene solo uno (quando ne aveva sei), ed in alcune comunità neanche ha ottenuto rappresentazione…
Poi ci sono le specifiche periferiche, dove la situazione è completamente differente, anche se con un’influenza relativa a livello statale.
In Catalunya stravince Esquerra Republicana, al 24,6%, e che mai aveva avuto un successo così forte. Al secondo posto il PSC al 23,2% (socialisti catalani), terzi i Comuns/Podemos 14,9%, e per quarti Junts per Catalunya al 12,1%. Le destre sono relegate a fanalino di coda, con Ciutadanos al quinto posto con l’11,6%, con il PP che non arriva al 5% e Vox supera appena il 3%. Resta fuori il nuovo Front Republicà che, probabilmente grazie al fatto di non essere stati presenti in nessun confronto televisivo, non hanno raggiunto il 3%.
Nel País Basco si forma una situazione analoga, dove sia il PNV che la sinistra di EH Bildu hanno aumentato la loro rappresentanza.
Alle Isole Baleari i arrivano primi i socialisti locali (PSIB) e secondi Podemos, dividendosi più del 70% dei voti e lasciando le briciole alle destre.
Nel País Valencià i socialisti aumentano i voti, mentre Podemos e Compromis (questa volta si presentano separatamente) ne perdono un po. Nonostante questo, se si fosse trattato del governo valenziano (che si voterà a maggio) le sinistre riuscirebbero a mantenere il potere e le destre all’opposizione anche se con maggior peso anche grazie all’entrata di Vox.
Intanto la campagna elettorale va avanti, e la Junta Electoral Central ha deciso, in conseguenza alla denuncia di PP e Ciutadanos, di non permettere a Carles Puigdemont, Toni Comín e Carla Ponsatí di presentarsi alle elezioni europee, per non essere iscritti nel censo dei residenti all’estero. Certo, la risoluzione è ricorribile presso il Tribunal Supremo o presso il Tribunal Costitucional. È anche vero però che, la Junta Electoral è formata da giudici, alcuni dei quali fanno parte dei due tribunali a cui si potrebbe ricorrere…