Puigdemont rilancia

Nel secondo anniversario del primo d’ottebre, non si contano manifestazioni e iniziative istituzionali, come popolari e di base. Però in questo caso, non si rimane fermi al rituale, alla commemorazione, visto che la situazione politica/giudiziaria sta fortemente premendo sull’accelleratore.
Quindi, questa mattina, il governo catalano al completo, spalleggiato da numerosi parlamentari della maggioranza, ha fatto una conferenza stampa, in principio commemorativa, dove però poi ha fatto anche delle dichiarazioni che vogliono rilanciare nei confronti del governo spagnolo. Quindi Torra e il vice premier Aragones, si sono compromessi ad avanzare verso la costruzione di una repubblica catalana nei tempi più brevi possibili. A stretto giro risponde Pedro Sánchez, che ribadisce la minaccia dell’applicazione del 155, sostenendo che anche un governo in funzione è capacitato per applicarlo. Quello che non risulta chiaro è come potrebbe mettere il 155 al voto al senato, essendo momentaneamente sciolto in attesa di elezioni.
Che l’uscita di Torra non sia solo una dichiarazione effimera fatta sull’onda emotiva di una commemorazione, lo si deduce anche dalla conferenza stampa fatta a Bruxellas, nel pomeriggio, da Puigdemont, Comín, Ponsatì e gli altri membri del Consell per la República.
Il consiglio si è riunito a Bruxellas per decidere che non appena sarà emessa la sentenza, verrà convocata l’Assemblea dei carichi eletti (deputati del parlamento catalano, di quello spagnolo, di quello europeo, senatori, ma anche sindaci, consiglieri ecc), per dare le linee guida per la risposta sociale e politica alla sentenza, ma sopratutto per indicare la rotta per la costruzione della repubblica catalana. Dopo due anni di tira e molla, di processi e di incertezze, e con numerose spaccature interne, sembrerebbe che l’indipendentismo sia deciso a riprendere in mano il discorso, e sia pronto e in grado di rilanciare. L’uso del condizionale è però d’obbligo. Quello su cui si può essere certi, è sulla volontà di un percorso pacifico, come è stato negli ultimi anni.
Ovviamente si sono scatenate le domande della stampa, proprio sull’argomento violenza, e sulla vincolazione che, a giudicare delle filtrazioni fatte dalla stampa, avrebbe lo stesso Puigdemont con la formazione di cellule terroriste catalane. Puigdemont risponde serenamente, dopo essersi stupito della facilità con cui la stampa spagnola ottenga informazioni che sono sotto il segreto istruttorio (e domandandosi retoricamente come mai nessuno si indigni, specie i magistrati inquiresti), e ci da la sua chiave di lettura. Puigdemont si dichiara da sempre convinto che all’emissione della sentenza, verrà applicato (per la terza volta) un ordine di cattura europeo per lui e i suoi compagni, Però, nonostante la durezza probabile della sentenza, potrebbe essere che lo stato spagnolo non sia totalmente convinto che le magistrature europee si convincano questa volta di consegnargli gli esuli catalani. Allora, un’indagine per terrorismo, che lo vede coinvolto, potrebbe superare le incertezze dei magistrati dei vari paesi europei e consegnargli Puigdemont e compagnia.
Trovo che la tesi non sia per nulla strampalata, anzi, rientra perfettamente in una logica lineare, che potrebbe facilmente essere confermatanei prossimi giorni.
Nella giornata della commemorazione, escono anche i video degli interrogatori (come testimoni) dell’ex segretario di stato Nieto e del Colonnello Pérez de los Cobos, al processo contro le cariche della polizia del primo ottobre. La cosa comica e che ambedue negano sia di aver attivato le cariche, sia di averle interrotte verso l’ora di pranzo, e si accusano a vicenda. Dal video sembrerebbe che nessuno dei due abbia mai visto una mappa dei seggi del referendum e tantomeno un ordine di importanza per gli interventi… A parte l’aspetto giuridico delle affermazioni, se fosse vero, denoterebbe un livello di professionalità rasente allo zero.
La quantità di manifestazioni e l’alta partecipazione nella giornata di oggi, inaugurate da una alle sei del mattino a Girona, che si è diretta davanti la delegazione del governo spagnolo, fanno capire come il movimento stia scaldando i motori, per dare una risposta sociale forte alla sentenza, che ormai si aspetta da un giorno all’altro. Non sembra che la risposta in arrivo sia tenera, anche se nessuno, ne partiti, ne il governo, ma neanche i CDR o la ANC o Omnium, hanno ancora concretato in quale forme e con quale forza si materializzerà.

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