Le reazioni.

Nelle prime ore della mattinata di ieri, la stampa informa della sentenza senza che ancora fosse stata pubblicata ufficialmente, ed in pochissimo tempo la gente inizia a radunarsi in massa in Plaça Catalunya. Verso mezzogiorno, un’ora prima della lettura ufficiale, si contavano circa 25.000 persone nella piazza. Subito la piattaforma Tsunami Democràtic convoca, tramite le reti sociali, una concentrazione per bloccare l’attività dell’aereoporto di El Prat. Migliaia di persone si incamminano come possono, mtro, trani, auto, verso l’aereoporto, che comunque già è protetto da una trentina di furgoni della Policia Nacional e da altrettanti dei Mossos d’Esquadra.
In pochissimo tempo, gli accessi stradali, come le entrate della metro nell’aereoporto erano bloccate.
La metro viene sospesa, e così anche il trano che dal centro della cit«a raggiunge l’aereoporto. Ormai per arrivarci si è costretti ad andare a piedi per alcuni chilometri, sia che si trattasse di manifestanti, di viaggiatori o degli equipaggi degli aerei…
L’aereoporto collassa. Sono decine di migliaia i manifestanti che si siedono impedendo qualunque movimento di persone e di mezzi.
Nel primo pomeriggio, iniziano le prime cariche per sgombrare l’entrata e l’accesso alla metropolitana. Caricano sia i Mossos, che la Policia Nacional, e lo fanno ripetutamente. I primi usano i fucili con palle di un materiale molto più morbido di quelle di gomma, ma la Policia Nacional usa invece quelle di gomma, in teoria proibite in Catalunya…
La tensione sale di ora in ora, ed anche il numero dei manifestanti aumenta… Le cariche si fanno sempre più violente, e andranno avanti fino a notte fonda. Il bilancio finale è di 75 feriti, tra cui un ragazzo di 22 anni che ha perso un occhio… I sanitari ancora non sono in grado di dire se si tratta di una palla di gomma in dotazione alla Policia Nacional, o una di quelle più morbide (che in teoria non dovrebbero causare danni di questo livello), in dotazione ai Mossos. L’unica certezza è che nel luogo dove è stato ferito il giovane, operava principalmente la Policia Nacional.
Durante il pomeriggio di ieri, sono stati annullati una sessantina di voli.
Ma Tsunami Democràtic aveva anche organizzato un’altra azione. Quindi circa 1200 macchine (dato del giornale ARA) si sono recate fino a Madrid, per iniziare una marcia lenta davanti al terminal 1 di Madrid Barajas, e aiutati dalla pioggia, hanno ottenuto che collassasse il traffico in tutta la zona dell’aereoporto madrilegno.
Decine di altre manifestazioni spontanee si sono riversate per tutta la città, partendo dai quartieri, dalle facoltà universitarie. La Gran Via, la Meridiana, le principali arterie della città sono state interrotte più volte, rendendo impossibile la circolazione.
Moltissime migliaia si sono concentrati invece difronte alla prefettura di Via Laietana, protetta da un forte contingente della Policia Nacional. Ed anche lì, ci sono stati scontri, con numerose cariche, visto che i manifestanti non avevano nessuna intenzione di andarsene e continuavano a gridare “fuori le forze di occupazione”!
Lo stesso copione si è svolto in lungo e in largo per tutta la Catalunya. A Lleida sono usciti con i trattori bloccando l’entrata della città e gli svincoli autostradali. A Girona hanno bloccato i binari dei treni di alta velocità che collegano la Spagna con il resto d’Europa. Autostrade, strade statali, stazioni sparse per il territorio hanno ricevuto lo stesso trattamento, e sono varie le località che hanno registrato incidenti, per quanto nessuno grave come quelli all’aereoporto.
Il copione si sta riproponendo anche oggi, con l’esclusione dell’aereoporto che, nonostante non abbia avuto la visita dei manifestanti, come conseguenza della giornata di ieri, ha dovuto comunque cancellare una cinquantina di voli.
Molte iniziative sono spontanee ed intermittenti. Qundo vengono cacciati dai Mossos in qualche blocco stradale, si allontanano aspettando che i Mossos prendano i loro furgoni per andare in supporto di altri luoghi, a quel punto si riattiva il blocco.
La cosa andrà avanti per tutta la settimana (almeno) fino a culminare con lo sciopero generale di veniquattro ore convocato per venerdì.

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