Tribunali e parlamenti

Il Tribunale dei Conti (il corrispondente della nostra corte dei conti) ha aperto una nuova causa contro l’ex governo Puigdemont, tutti i suoi consiglieri, ed alcuni funzionari. In totale sono 31 gli indagati.
Il Tribunale richiede la restituzione di 4.146.000€ all’ex governo catalano, per le spese, considerate indebite, del referendum del primo ottobre del ’17. Il Tribunale ha anche stabilito una copiosa cauzione, che va versata in tempi brevi, e che se non fosse versata nei tempi stabiliti, si rifarà sulle proprietà personali degli indagati.
Il nuovo fronte legale, si apre in una settimana a dir poco convulsa. La seduta parlamentare di ieri è stata molto accesa ed è finita sospesa, senza una vera conclusione. Il primo segretario della Mesa (il tavolo della presidenza parlamentare), ha deciso che accetta la sentenza del Tribunal Supremo che inabilita il Presidente Torra dal ruolo di deputato. La cosa ha creato forti spaccature nel fronte indipendentista, dove i centristi di Juntsxcat e gli anticapitalisti della CUP si sono scontrati direttamente con il centrosinistra di ERC. I primi vorrebbero rifiutare la sentenza, forti del fatto che è il parlamento che ha il potere di inabilitare e solo dopo una sentenza definitiva. I secondi hanno una visione più pragmatica, e contando sul fatto che l’inabilitazione è ristretta solo al ruolo di deputato e non a quello di presidente. Vorrebbero evitare che Torrent, presidente del parlamento, e i suoi compagni della Mesa, o peggo tutti i parlamentari, vengano indagati per disobbedienza, aprendo un nuovo fronte giudiziario (cosa che potrebbe avvenire comunque, per la delibera sull’autodeterminazione, visto che il Tribunal Costitucional ha chiesto oggi alla Fiscalia se ci fossero i termini per aprire una causa).
In mezzo ci si mette il governo spagnolo, che annuncia che la settimana prossima, ci sarà la prima riunione bilaterale tra i due governi, riconoscendo, quindi, la figura di Torra come presidente catalano. Cosa che sembrerebbe piacere sempre meno alla magistratura e ai partiti della destra spagnola, che stanno facendo di tutto per evitarlo.
La seduta di ieri proseguirà a Febbraio, permettendo quindi al nuovo tavolo di dialogo tra i due governi almeno di iniziare… Infatti oggi non era possibile, visto che era prevista la commissione d’inchiesta sull’applicazione dell’articolo 155, nel 2017/18 in Catalunya (sospensione dell’autonomia catalana). La commissione ha permesso a Oriol Junqueras, Raul Romeva, Jordi Turull e Joaquim Forn di lasciare il carcere e tornare dopo due anni nella sede del parlamento catalano.
Alla commissione non partecipano nè il PP e neanche i socialisti del PSC. Mentre hanno partecipato i tre partiti indipendentisti (JxCat, ERC e la CUP), i Comuns di Colau e Assens, e incredibilmente Ciutadanos. I due rappresentanti di Ciutadanos avranno partecipato per sfruttare la diretta televisiva, fare alcune domande retoriche e scontate al Junqueras, per poi lasciare l’aula, mentre Junqueras domandava stupito: “e non la ascoltate la mia risposta? Ma come, proprio ora che incomiciavamo a dialogare?” mentre i due si allontanavano probabilmente un po imbarazzati…
La seduta è stata piena di applausi, emozioni, dichiarazioni di solidarietà (anche da parte dei Comuns) e abbracci. Ma è stata anche un’occasione, per gli ex deputati, ora prigionieri politici, per cercare di convincere all’unità gli attuali deputati indipendentisti. Perchè l’eventuale inabilitazione di Torra, potrebbe portare anche alla caduta del governo catalano, vista la forte spaccatura tra i due principali partiti, e quindi finire questi anni di legislature indipendentiste. E senza la parte istituzionale, il movimento indipendentista non avrebbe più armi per affrontare lo stato spagnolo e cercare una soluzione. Le piazze, da sole, sarebbero inefficaci, oltre a non essere abilitate al dialogo con il governo centrale… Infatti, ieri, c’è stata una manifestazione convocata dalla ANC, fuori dal parlamento, per protestare contro l’inabilitazione. Ma non erano in molti. E alla fine del corteo, un piccolo gruppo di giovani, un centinaio circa, si è sganciato, iniziando a manifestare liberamente per il centro della città, bruciando alcuni cassonetti… Manifestando frustrazione.
Nel frattempo, all’Audiencia Nacional di Madrid, prosegue il processo al Major Trapero, con la deposizione del colonello della Guadia Civil, De Los Cobos. È stato esilarante vederlo durante l’interrogatorio della Fiscalia, che neanche le poneva le domande, lasciava che il colonello andasse a braccio, saltando da una cosa a l’altra. Con un atteggiamento sprezzante, parlando male di Trapero, ed arrivando a sostenere, che se ne avesse avuto il potere, lo avrebbe inmediatamente destituito, visto che metteva continumente i bastoni tra le ruote. Non che fossero dimostrati questi bastoni tra le ruote, ma ovviamente non ce n’è bisogno, la parola del colonello è sufficente a stabilire che i Mossos non hanno fatto nulla per impedire il referendum, anzi lo sostenevano. Il suo curriculum parla chiaro: una mancata condanna per torture a detenuti baschi, mancata per insufficenza di prove (personali, ma non per i suoi sottoposti), e la partecipazione al tentato colpo di stato negli anni ’80, rendono più che onorabili le sue dichiarazioni…
La causa a Trapero, e alla cupola degli interni catalana, ha preso una forma un po’ assurda, visto che Trapero è sotto giudizio per ribellione, ma non potrà essere condannato per questo reato, dal momento che già il Tribunal Supremo ha sentenziato per sedizione, eliminando quindi l’ipotesi che fosse avvenuto un qualche atto di ribellione nel ’17 in Catalunya…
L’opinione diffusa, è che Trapero sia sotto processo per aver gestito (bene) l’attentato islamista sulla Rambla di Barcellona, mettendo così in cattiva luce le forze di polizia e i servizi spagnoli (che poi si è scoperto che erano in contatto da anni con chi ha organizzato l’attentato)…

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