A forza di insistere, la magistratura è riuscita nel suo intento. Ieri mattina, dopo che tre giorni fa, Roger Torrent, presidente del parlamento catalano, abbia annunciato che, come conseguenza della sentenza della Junta Electoral Central, avallata per il Tribunal Supremo, il Presidente catalano Torra abbia perso il seggio di deputato e il diritto al voto, Torra ha deciso per finire la legislatura ed andare alle elezioni. La cosa non sarà immediata, prima bisognerà approvare la legge di bilancio accordata tra gli indipendentisti e i Comuns, a Marzo, e quindi dopo 54 giorni si andrà alle urne.
Il peso specifico dell’annuncio è enorme, perchè comporta la fine dell’unità dei partiti indipendentisti. Infatti erano molto allegri i socialisti catalani, visto che contano sul fatto che si possa verificare un nuovo tripartito di sinistra, tra ERC, i Comuns ed appunto il PSC.
Ovviamente non è facile prevedere come andranno le elezioni, che probabilmente si effettueranno a Maggio. Ci sono vari mesi che ci separano da una data ancora da verificare, e gli equilibri politici potrebbero nuovamente cambiare. Ma se non cambiassero e restassero circa come ora, non avremmo più un governo indipendentista. E se l’alleanza tra istituzioni e la piazza non fosse più praticabile, potremmo anche affermare che con l’annuncio di ieri di Torra, si sia recitato il De Profundis del movimento indipendentista.
La linea Puigdemont ha perso, e vince la linea Junqueras per il dialogo.
La linea Puigdemont perde anche in una piccola battaglia nel Parlamento Europeo, ma a mio avviso molto rilevante. Infatti sia Puigdemont che Comín hanno dovuto rinunciare alla richiesta di entrare nel gruppo dei Verdi, proprio perchè i Verdi gli contestavano, oltre all’amicizia con il Partito Nazionalista Flamenco, anche la linea dell’unilateralità nei confronti dello stato spagnolo. I Verdi dicono di trovarsi comodi con Junqueras e con l’accordo ottenuto da ERC al governo Sánchez, ma non con l’unilateralità di Puigdemont.
E anche il governo Sánchez si allinea, e dichiara che l’incontro con Torra della settimana prossima, si effettuerà, ma sarà solo per parlare degli effetti della burrasca marina Gloria, mentre l’apertura del tavolo di dialogo, averrà con il prossimo governo catalano.
Mi si potrebbe contestare che la magistratura non ha vinto niente, che solo stava facendo il suo lavoro. Ma è da ingenui pensarla così. L’accanimento della JEC per inabilitare Torra, proprio quando finalmente si parla dell’apertura di un tavolo di dialogo tra i due governi, è maniacale. Prima di tutto, perchè la sentenza che lo inabilita non è definitiva, ma in attesa di un ricorso. Già solo questo dimostra come ci sia una volontà politica che cerca di evitare l’apertura del tavolo. Poi per il fatto che molti giuristi (compresi alcuni membri della JEC che hanno protestato) sostengono che la JEC non abbia il potere di inabilitare senza l’avallo, non di un’altro tribunale come il Supremo, ma invece con quello del Parlamento catalano. In più c’è stato il curioso annuncio del Tribunal Costitucional, arrivato poco prima della decisione di Torrent, e che minacciava proprio Torrent di essere indagato. Ma no, non pensiamo male, sarà solo una coincidenza dovuta ai tempi lunghi della magistratura…
E invece no. Mesi fa l’avvocatura dello stato (quando i socialisti ci tenevano a far vedere la mano dura contro i catalani), su ordine del governo Sánchez, chiese al Tribunal Costitucional, di indagare Torrent per aver permesso una votazione che parlava di autodeterminazione e che recriminava le dichiarazioni del Re e la sua stessa figura. Solo che allora il Tribunal Costitucional non ci vedeva i termini legali per un’indagine… Ora, all’improvviso, e senza che nessuno ne abbia fatto richiesta, cambia d’idea e chiede alla Fiscalia di aprire un’indagine… Curiosamente proprio mentre Torrent deve prendere una decisione che forse lo avrebbe portato verso un nuovo procedimento penale… Curiosa coincidenza temporale…
Ma la Junta Electoral Central continua il suo accanimento verso l’indipendentismo e, facendo finta che nessun Tribunale Europeo abbia sentenziato sul tema dell’immunità parlamentare, minaccia Clara Ponsatí di toglierla dalla lista dei nuovi deputati europei (quelli che sostituiranno gli eurodeputati britannici in uscita per il Brexit), se non si presenta fisicamente a Madrid (per essere arrestata)… Sembra veramente infantile questo accanimento della JEC. Comunque sia la Ponsatí si recherà direttamente al Parlamento per ottenere le accreditazioni, senza dover passare per Madrid, come hanno fatto Puigdemont e Comín.
Intanto, il Tribunal Supremo conferma la sua sentenza contro i politici indipendentisti, e rifiuta tutti i ricorsi presentati dagli avvocati. La cosa era scontata e se l’aspettavano tutti. Ma era anche necessaria, perchè ora apre la possibilità di un ricorso presso il Tribunal Costitucional, e nel caso (tra il probabile e il praticamente sicuro) che il ricorso sia rifiutato, si potrà finalmente ricorrere la sentenza presso i tribunali europei.