Coronavirus e patriottismo

Era un’immagine inedita quella di ieri al congresso dei deputati di Madrid, dove si è votato il prolungamento per altri 15 giorni dello stato d’emergenza in tutto il territorio spagnolo.
Le sedie erano praticamente vuote, c’era solo un rappresentante per partito, ed ad ogni intervento, un inserviente disinfettava tutto prima dell’intervento seguente. Non si è riusciti a fare una discussione telematica, sola la votazione è stata permessa elettronicamente. Deve essere ancora forte la paura di un Puigdemont che possa essere eletto presidente catalano, senza la necessità di una seduta presenziale. La seduta, comunque, è iniziata in mattinata e si è conclusa all’una di notte, con un’unica pausa alle 20, per unirsi alla cittadinanza che dai balconi di tutta la penisola, applaude i sanitari per il loro sforzo quotidiano.
La crisi sanitaria è la stessa di quella italiana o di altri paesi, ma le politiche di gestione della crisi possono essere differenti sia nella sostanza che anche solo in migliaia di piccole sfumature.
Quindi è possibile vedere come gli aspetti ideologici possano avere anche forti differenze su come si debba trattare il tema.
Il governo, formato dai socialisti del PSOE e dalla coalizione di sinistra di Unidas Podemos ha varato il prolungamento di altri 15 giorni del cofinamento di tutte le persone nelle proprie case ed un investimento di 200 milioni di euro, per aiutare l’economia.
Visto l’emergenza, sarebbe normale aspettarsi che una legge del genere sia votata dalla totalità dell’emicliclo, ma, anche se nessuno ha votato no alla legge (la prima dichiarazione dello stato d’emergenza può farla il governo, ma per qualunque allungamento ha bisogno della conferma del parlamento), ci sono state molte astensioni con annesse le specifiche proteste.
Il PP, come anche il partito di estrema destra Vox, hanno votato favorevolmente, allineandosi con il governo, nonostante si siano lamentati per la lentezza delle decisioni governative, anche se, come gli è stato risposto, prima dell’emissione del primo decreto d’emergenza, nessun partito ne aveva fatto richiesta, quindi è ipocrita lamentarsi adesso. Vox ha anche suggerito al governo, che la crisi ci porta un’ottima occasione per eliminare definitivamente la Generalitat catalana, e quindi tornare verso la centralità dello stato spagnolo.
L’altro partito di centro destra, Ciutadanos, si è invece astenuto, perchè ritiene che si sia investito troppo poco per gli “autonomi” (partite iva), ritrovando così il referente politico dei suoi inizi. Tornando a manifestarsi come fosse un partito del centro liberista, quando, a partire della crisi catalana si era dimostrato essere un partito centralista, monarchico e patriotico, forse spera gli serva a recuperare i voti perduti negli ultimi anni.
Differente invece è stato l’intervento degli altri partiti, sia indipendentisti che no, sia di sinistra che di partiti di centro.
Tutti questi partiti, catalani, baschi, galiziani si sono astenuti in massa, utilizzando praticamente le stesse motivazioni. Che sono poi le stesse richieste che ha fatto ripetutamente la Generalitat catalana.
Il primo punto di disaccordo con il governo è la scelta di non chiudere i focolai. Madrid conta circa la metà dei morti e degli infettati di tutto il paese. Poi segue Barcellona, la quale potrebbe non avere la disponibilità di posti letto in una manciata di giorni. La cittadina catalana di Igualada, che da sola sbaraglia la media catalana, visto che in tutta la regione siamo a 6 morti per 100.000 abitanti, a Igualada siamo a 600 morti per lo stesso numero di abitanti… Ma ci sono anche Victoria nel País Basco e la piccola comunità autonoma di Murcia che chiedono un confinamento totale.
Ma non la vede così il governo (e i due partiti di destra che lo hanno appogiato), che in una nuova ondata di patriottismo, non vuole creare frontiere interne, con la scusa che la Spagna è una ed è necessaria una solidarietà collettiva…
“Il virus non capisce i confini”, ma il virus lo trasportano gli umani, che possono tranquillamente entrare e uscire da Madrid o da Igualada, portando il virus anche in zone con pochi infettati.
Il secondo punto di dissenzo è sulla forma e la destinazione dei fondi stanziati dal governo (oltre la quantità che da alcuni è definita insufficente). Come già fece Ciutadanos, anche altri puntano sul fatto che non ci sono sufficenti fondi per gli autonomi e la piccola impresa. Ma non si fermano lì.
Se dai partiti di sinistra catalani e baschi (ERC, CUP, EHBildu) ci si aspettava richieste maggiori per la popolazione, le stesse richieste sono arrivate anche da partiti centristi come Pdcat o PNV, e anche dalla Generalitat catalana, che ha decisamente superato a sinistra quello che da alcuni viene definito “il governo più a sinistra della storia spagnola”. Si richiede l’immediata sospensione dei pagamenti di affitti, bollette, mutui e prestiti. Oltre alla richiesta della restituzione da parte del sistema bancario dei milioni di euro regalati alle banche durante la crisi economica del 2008.
L’ultimo punto di dissenso arriva per la forma del confinamento. Nell’ultimo fine settimana sono state emesse migliaia di multe per gente che anche solo era scesa da casa per portare fuori il cane. Queste misure, sarebbero di base accettate da tutti, ma come si conciliano invece con il fatto che la stessa persona multata domenica, poi lunedì debba prendere un metro super affollato per recarsi ad un lavoro non necessario alla soluzione della crisi sanitaria?? La richiesta di tutti questi partiti è quella di bloccare tutte le attività produttive non necessarie, e che solo così il confinamento riuscirà nella sua efficacia.
Gabriel Rufian di ERC, come successivamente la CUP e Bildu, si sono anche lamentati dei tanti casi di sopruso da parte delle forze dell’ordine (ce ne sono a centinaia che girano in rete), con l’utilizzo dell’esercito e sopratutto con il modo di veicolare il discorso tramite un linguaggio bellico. Sostengono, a ragione, che, oltre ad essere un linguaggio fuori luogo, associato agli atteggiamenti di sopruso da parte delle forze dell’ordine e l’utilizzo dell’esercito vorrebbe portare ad una normalizzazione dello stato di polizia, il tutto mascherato da un falso patriottismo, assolutamente inutile se non anche dannoso alla risoluzione di una crisi che non è bellica, ma bensì sanitaria.
La legge è passata, il confinamento si allunga, ma cresce fortemente il dissenzo e la paura per una nuova centralizzazione dello stato e per nascondere le sue deficenze sotto la sicura coperta del patriottismo.

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