La vicenda della mancata elezione a senatore del socialista Miquel Iceta, gela i già freddi rapporti tra il PSOE e i partiti indipendentisti. Chi sia stato più sgarbato tra le due barricate è difficile a dirsi.
Il partito socialista catalano ha diritto all’elezione di un senatore, e la cosa era già fatta, ed il senatore era Montilla (ex presidente della Generalitat), che fu anche l’unico socialista che si rifiutò a votare l’articolo 155 nel 2017. Quindi Sánchez fa l’annnuncio che Iceta sarà il prossimo presidente del senato, senza però essere ancora senatore. E questa già è la prima scortesia, visto che non spetterebbe al parlamento catalano eleggere il presidente del senato… La cosa poi accade in piena campagna elettorale per le europee e le municipali, in un momento scomodo per parlare di patti o altro, che sarebbe a elezioni finite e con il peso politico di ogni formazione chiaro. Il rappresentante di Esquerra Republicana in Catalunya reagisce a caldo e annuncia il voto contrario. Probabilmente un grande errore tattico, visto che ERC è alla caccia di una forma di dialogo con i socialisti, a differenza del Pdcat e della CUP che non ci pensano proprio. Non a caso, Ruffian, il rappresentante del partito a congresso di Madrid, si è affrettato a sottolineare che la scelta è stata fatta dai parlamentari catalani, come dire che lui se ne lava le mani e probabilmente non la approva. Poi però è lo stesso Iceta, durante un’intervista, a mettere l’indipendentismo nell’impossibilità di accettare la sua elezione, dichiarando che se fosse necessario non avrebbe timore a mettere all’ordine del giorno un eventuale nuovo155. Quindi, dal loro punto di vista, perchè togliere Montilla che non lo aveva votato, per metterci Iceta, adirittura come presidente, e che lo voterebbe? Quindi finisce che il Pdcat, ERC e la CUP, votano contro. Mentre i partiti di destra, Ciutadanos e PP si astengono (anche se ora si trovano in difficoltà per giustificarlo). Quindi con i soli voti socialisti e dei Comuns, Iceta non può essere eletto a senatore. La cosa non era mai successa, sempre il voto è stato considerato una cortesia istituzionale. Quindi Iceta è corso al Tribunal Costitucional per fare ricorso al voto ed anche alla forma del voto. Già, perchè la Mesa aveva deciso un voto con schede di carta invece che in forma elettronica. La cosa cambia, visto che per il tipo di votazione, il voto elettronico avrebbe permesso solo il SI o l’astenzione, e Iceta sarebbe senatore, mentre il voto con scheda di carta, permette anche il NO, che ha fatto cadere la candidatura. Quindi lo sgarbo indipendentista è altrettanto grave. L’alto tribunale potrà annullare il voto per la forma in cui si è votato, forse, ma dubito che possa invalidalo per il risultato. Nonostante che il posto spetti al partito, questo non significa che debba essere per forza Iceta, ma un altro o un’altra socialista. Il PSC ha annunciato che aspetterà la sentenza prima dell’eventualità di proporre un’altro nome.
La vendetta sembrerebbe già apparecchiata, ed in parte fa parte delle scortesie istituzionali di cui sopra. Già da giorni, gli assessori legali della camera bassa spagnola stanno studiando l’eventualità della voto delegato per i deputati in carcere preventivo, che in principio non è previsto dal Congresso, e, una eventuale sospensione del voto farebbe gioco all’elezione di Sánchez, visto che abasserebbe la soglia di maggioranza, e il governo non avrebbe più bisogno dei voti catalani per arrivare alla maggioranza.
Paradossalmente, chi potrebbe mettersi di traverso al piano socialista, sarebbe proprio il Tribunal Supremo. Per il momento il tribunale ha autorizato i detenuti a presentarsi alla camera e al senato per presentare le proprie credenziali, ma gli ha negato il permesso per fare riunioni con il gruppo parlamentare e fare conferenze stampa. Come si comporterà per quanto riguarda le votazioni che si faranno nelle due camere? Perchè pensare a permessi puntuali per ogni votazione sarebbe un assurdo e difficile da gestire, visto gli orari incerti che in molti casi si potrebbero verificare. Ma visto che dubito che scelga di rinunciare al carcere preventivo (solo dopo una sentenza definitiva, se fosse confermato il reato di ribellione, si possono togliere i diritti politici dei detenuti), e quindi potrebbe comportarsi come fece il giudice istruttore Llarena, che propose il voto delegato alla camera catalana. Questo aprirebbe la strada per un cambio del regolamento interno e quindi rialzerebbe il numero di voti necessari per ottenere maggioranza, e il governo Sánchez tornerebbe ad avere bisogno dei voti catalani per mantenere la maggioranza…
Intanto l’ex giudice e anche ex senatore di ERC, Santiago Vidal, è stato finalmente riammesso come giudice attivo a Barcellona. Vidal era stato sospeso dall’attività per aver pertecipato alla stesura di una proposta di costituzione catalana. Inoltre, a conseguenza di una sua dichiarazione, fu aperto il fascicolo che ha portato a processare i dodici politici indipendentisti al Tribunal Supremo, altri quattro all’Audiencia Nacional, e una trentina tra politici ed alti carichi amministrativi all’Audiencia Provincial de Barcelona. Da tutte le cause però Santiago Vidal era stato escluso.
La Generalitat de Catalunya concede, tra gli altri, a Leo Messi la Croce Sant Jordi, che è la massima onoreficenza che può concedere il governo catalano. Almeno può consolarsi per la rovinosa perdita della Champions difronte al Liverpool. Vediamo se almeno recupera l’onore la formazione femminile del Barça, che domani giocherà, per la prima volta, una finale di Champions contro l’Olympique de Lyon.