Coronavirus e ideologie (come nazionalismo e neoliberismo determinano scelte più della logica)

La Generalitat catalana ha deciso di allegerire il peso nelle carceri prima che la situazione diventi grave (al momento sono pochi i contagi, ma c’è carenza di personale per malattia). Quindi, dopo aver mandato a casa chi godeva del terzo grado (semilibertà), sta valutanto la possibilità che anche chi gode del secondo grado (lavori esterni, permessi premio), di passare il periodo di confinamento in casa, seguendo le indicazione date dall’ONU. Ovviamente sará necessaria una valutazione caso per caso.
Ma non appena è stato fatto l’annuncio da parte della Generalitat e prima ancora che i funzionari si mettessero al lavoro, arriva una comunicazione ufficiale del Tribunal Supremo, il quale avvisa (pure se molti lo hanno considerato una minaccia) che se i funzionari decideranno mandare a casa i prigionieri politici catalani, saranno denunciati ed indagati per prevaricazione. Non è che hanno detto che non si può prendere una decisione del genere per chi gode del secondo grado, ma il riferimento è esplicitamente per alcuni detenuti con disinteresse per tutti gli altri e sopratutto per il regolamento penitenziario e amministrativo.
Come twitta Marta Rovira dalla svizzera, già la minaccia stessa del tribunale ai funzionari è, in se, un atto di prevaricazione…
Il tutto avviene quando i telegiornali fanno un annuncio sinceramente interessante: al momento in Catalunya, il coronavirus è diventato la prima causa di morte (ovviamente grazie anche al fatto che per via del confinamento, è drasticamente scesa la mortalità per incidente stradale).
Ma il dato, aggiunto al fatto che i contagi come i morti si concentrano principalmente in Catalunya e nella comunità di Madrid, non fa cambiare idea al governo, che continua a non fare chiusure interne dei focolai più pericolosi.
Conseguenze del nazionalismo intrinseco delle strutture statali spagnole.
Sul fronte economico, il governo ha fatto alcune rettifiche rispetto al Real Decreto precedente, ma non ne cambia la sostanza che si regge tutta sul debito di famiglie, lavoratori e imprese.
Sono bloccati gli sfratti per sei mesi, ed i contratti in scadenza saranno rinnovati automaticamente per sei mesi. Solo su decisione del proprietario si può abbassare il prezzo dell’affitto al 50%, in alternativa l’inquilino ha a disposizione sei mesi per pagare gli affitti, oppure può accedere ad un credito bancario senza interessi per affrontare la spesa, in qualunque caso c’è un’accumulazione del debito. Stessa cosa per le bollette delle utenze. Le utenze non possono essere tagliate per il momento, e se non sei in grado di pagare, ti si aggiunge debito.
Ai lavoratori autonomi è permesso dilatare il pagamento della quota (debito), ma non più quella di questo mese, che già è stata prelevata direttamente nei conti correnti ieri mattina.
Nessuno spostamento di data è previsto per la dichiarazione dei redditi.
Le proteste arrivano da tutte le parti.
Il sindacato degli inquilini non cancella quindi lo sciopero degli affitti previsto per oggi, e che nella sola città di Barcellona ha ottenuto già 12.000 adesioni.
Protestano partiti di sinistra come la CUP, EHBildu, ERC, ma anche la Generalitat catalana (che ricordo è retta da una coalizione di un partito di centro liberale e uno di centrosinistra) che chiedono a gran voce una rendita garantita, la sospensione degli affitti e maggiori misure con copertura universale.
La Catalunya però sta invece studiando rifinire una legge approvata due anni fa, per donargli copertura legale ed economica, arrivando così ad una rendita garantita almeno a livello comunitario.
La Generalitat, inoltre, sta utilizzando hotel come posti letto per malati non troppo gravi, permettendo così di liberare letti negli ospedali. Anche con l’aiuto dell’esercito, si sta allestendo un ospedale da campo nel palazzetto dello sport di Sabadell. Ma anche la Generalitat riceve proteste per non aver ancora sequestrato strutture sanitarie private, e da molte parti gli si chiede di mettere sotto stretto controllo le residenze per gli anziani, che sono focolai molto densi e in molte strutture sono praticamente senza personale. Alcuni hotel saranno destinati a separare gli anziani contagiati, da quelli ancora sani.
Mentre il comune di Barcellona ha destinato i locali della fiera ai senzatetto, anche dentro il FC Barcelona si sente aria di cambiamento. Con un accordo tra la dirigenza ed i calciatori, ai secondi sarà abbassato il salario del 70%. Inoltre, gli stessi giocatori si sono privati di un ulteriore 2% da destinare ai lavoratori della società (massaggiatori, raccatapalle, personale di pulizia), che aggiungendolo alla cassa integrazione, permetterà ai dipendenti di rimanere con il 100% dello stipendio.
La solidarietà non la esprimono solo i famosi calciatori del Barça, ma anche e sopratutto le organizzazioni dei vicini. In ogni quartiere, i comitati di quartiere, i centri civici o anche i CDR hanno da giorni organizzato reti di supporto mutuo per portare la spesa ad anziani, diversamente abili o comunque a persone con necessità.
Nel giorno in cui la penisola ha superato 100.000 casi e i 9000 morti per coronavirus, la solidarietà, il senso comune, arrivano dal basso con solo alcune eccezioni, mentre le istituzioni nazionali continuano con un’azione prettamente ideologica intrisa di nazionalismo da un lato e di neoliberismo dall’altro.
Forse la macelleria sociale è leggermente rimandata, ma più sarà rimandata e più alto sarà il conto che presenterà ad una società che sembrerebbe incapace di rinnovarsi.

Deja una respuesta

Introduce tus datos o haz clic en un icono para iniciar sesión:

Logo de WordPress.com

Estás comentando usando tu cuenta de WordPress.com. Salir /  Cambiar )

Imagen de Twitter

Estás comentando usando tu cuenta de Twitter. Salir /  Cambiar )

Foto de Facebook

Estás comentando usando tu cuenta de Facebook. Salir /  Cambiar )

Conectando a %s